C’è una foto.
Tre persone, così diverse ma allo stesso tempo così simili, si trovano davanti all’obiettivo.
Un ragazzo e due ragazze, uniti da qualcosa che non è possibile nemmeno spiegare.
Lui è il più grande: l’ombra di un sorriso sulle labbra, gli occhi che rivelano tutta la felicità di trovarsi in quella stanza. È facile immaginare come qualche secondo dopo lo scatto del flash la sua risata riempirà i cuori di chi la ascolterà.
Alla sua destra si trova – quasi a testa in giù – la più piccola dei tre. È un folletto, lo scricciolo che quando manca riempie la casa di un ingombrante silenzio. Ovviamente sta ridendo, non può farne a meno quando si trovano tutti e tre assieme. La testa appoggiata a lui, il suo punto di riferimento nel mondo.
Poi ci sono io. Sorrido, ovviamente. È impossibile trattenersi quando si parla di qualsiasi cosa con la naturalezza, con l’affiatamento, con il divertimento che ci contraddistingue. Che tratti del “piano pirofilo”, di politica, di libri, dell’antica Roma o di cucina, ogni quattro-cinque frasi ci scappa una risata, una battuta celebre (il piano pirofilo, per l’appunto) che appena ritorna alla mente ci riempie il cuore di gioia.
Quella foto è sempre con me. Mi accompagna quando sono felice e – ancora di più – quando sono triste. È il mio baluardo, la forza che mi costringe a dare sempre il meglio, ad andare avanti.
Perché sono sicura che quelle persone camminano sempre accanto a me.
Grazie,
C.
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